Voxloud

Voxloud (formerly Voverc) is the Cloud business phone system that's up and running in less than 59 seconds. We provide landline and toll-free phone numbers with Web App for Mac, Windows, mobile apps for iOS and Android and our Voxloud's IP-Phones with HD audio and premium features. As the CEO, I touch every part of the business from an operational to a strategic level. Mostly involved in product development, marketing & sales, and every step of the talent management lifecycle. My Skills and Expertise are in Sales & Marketing in the B2B SaaS and SIP&Cloud fields.

Co-Founder & CEO

Voverc (exit)

Voverc (now Voxloud) is a Cloud business phone system that's up and running in less than 59 seconds. We provide landline and toll-free phone numbers with Web App for Mac, Windows, mobile app

Co-founder & CEO

Challenge Network

I worked as Trainer for the high professional education training course in "Web and Social Media Marketing" realized by Challenge Network. I shared my knowledge presenting lectures on the following themes: Landing Page Optimization, Blogging Strategy, Facebook Ads and Growth Hacking.

♦ Top score among trainers based on students daily ratings
♦ Managing classes of 30 people mixed age / mixed competence and background

Web and Social Media Marketing Trainer

Callisto Software

Managed all digital projects for advertising agency clients including web development, online advertising, social media strategy, and SEM (PPC and SEO). During this time I had the opportunity to collaborate with all agency partners and vendors including web developers, printers, and IT resources and also internal account management and creative services team members, ensuring on time, on budget, and top quality delivery of all digital advertising and online marketing projects.

♦ Managed more than 10 new web development projects and more than 15 ongoing client accounts.
♦ Industries served include: B2B/Technology, Food & Beverage, Hospitality, Energy, Healthcare, & Telecom.

Digital Project Manager

Lean Startup Machine

Mentor at Lean Startup Machine in Rome.
November 7-9 (http://l3an.com/1lTuUZ5)

Business Mentor

SaaS entrepreneur | Helping companies automate their sales with AI so they can grow and scale without extra costs | Built a 7-figure SaaS from scratch | CEO @Voxloud

Hello, I'm Leonardo Coppola,

As a SaaS entrepreneur (and CEO at Voxloud), I specialize in harnessing AI to help companies automate their sales processes, allowing them to scale and grow without incurring extra costs and saving on headcounts. 

My journey in entrepreneurship has led me to build a 7-figure SaaS business from the ground up.

With deep roots in the SaaS space, I specialize in turbocharging sales through AI automation that slashes costs and skyrockets conversions. 

To get in touch, follow or connect here on Linkedin and send me a DM after!

Leonardo Coppola

Ho passato 9 anni a gestire la mia azienda chiedendo "come va?" a persone che mi rispondevano "bene".

Poi ho capito che stavo gestendo percezioni, non un'azienda.

Agosto 2024. Portogallo. 
Dovrebbe essere una vacanza. 
Invece sono lì a rompere su Slack ogni 20 minuti.

"Come vanno le vendite?"
"Tutto bene Leo, goditi la vacanza."

Tranquillo un cazzo.

Lunedì mattina scopro che "tutto bene" significava: 2 clienti importanti persi, il venditore nuovo a 0 vendite in un mese, la nuova funzionalità in ritardo di 2 settimane.

Il problema? Ognuno aveva la sua versione della verità. Il direttore vendite: "Benissimo!" Il CFO: "Disastro, sotto budget del 30%."

E io lì, come un coglione, a fare il detective per 3 ore.

La parte peggiore non era lo spreco di tempo. Era l'energia mentale. Quella vocina costante: "Ma sarà vero? Mi stanno nascondendo qualcosa?"

Non dormivo. Non staccavo mai.

Poi mi sono rotto e ho trovato il libro della svolta: "Traction" di Wickman.

Lì si parla di "Scorecard" che ho iniziato da quest'anno a implementare, ossia: 5-10 numeri aggiornati ogni 2 settimane. 
Che ti dicono ESATTAMENTE cosa succede. 
Senza interpretazioni.

Adesso ogni 2 settimane guardo 7 numeri: lead, demo, vendite, churn, cassa, Trustpilot, assistenza.

5 minuti. So tutto.

Mese scorso: 6 giorni a Formentera. Zero chiamate. Scorecard ok. Per la prima volta in 10 anni ho staccato. Davvero.

La Scorecard non ti dà solo dati. Ti toglie quella sensazione di non avere il controllo.

Se gestisci facendo domande invece che guardando dati, stai raccogliendo storie. Non gestendo un business.

CEO & Founder @Voxloud | I talk and write about how to grow sales (also with AI) without added costs | Scaling Voxloud profitably to $3 million in ARR

A gennaio ho cancellato il 90% delle riunioni dalla mia agenda.

Nessuna azienda è esplosa. 
Anzi, tutto è migliorato.

Niente più daily standup.
Niente più call di "allineamento".

Cosa è successo davvero:
- Le persone si sono prese più responsabilità
- Le decisioni sono state documentate
- La concentrazione è aumentata
- I risultati pure
- E finalmente ho avuto tempo per ragionare

La maggior parte delle riunioni esiste per una sola ragione: mancanza di chiarezza.

E le riunioni raramente la creano. 
Rimandano solo al prossimo meeting.

Ovviamente le riunioni le continuo a fare ma come decido se una riunione ha senso?

Mi faccio tre domande:
1) È urgente, complesso ed è forte la componente emotiva?
Se sì → ci vediamo. Se no → messaggio.

2) È per dare feedback o allinearci?
Allora registro/a un video, lo scrivo, o mando un documento.

Perché preferisco lavorare in asincrono:

- Dai alle persone tempo di pensare prima di reagire
- Premi la chiarezza, non la parlantina
- Crei documentazione migliore
- E rispetti il tempo di tutti, non solo di chi parla più forte

L'asincrono crea spazio per pensare davvero, per l'autonomia vera, e per meno giornate "piene" che non portano da nessuna parte.

Questo non significa "non parlatevi mai".

Significa: non fate riunioni quando basta un messaggio.

La maggior parte delle riunioni esiste solo perché nessuno ha avuto il coraggio di cancellarle.

Prova per 30 giorni.
Guarda cosa non ti manca.

Quante delle tue riunioni oggi potrebbero essere semplicemente un messaggio o breve video?

Regola aurea dell'imprenditoria? Usa quello che hai.

Io avevo solo una cosa: la disperazione e la voglia di dimostrare.

2014. Ho 23 anni. Zero soldi. Zero network. Zero famiglia imprenditrice alle spalle.

Tutti mi dicevano la stessa cosa: "Leo, senza soldi di famiglia è impossibile. 

Senza entrare nell'azienda di papà non si va da nessuna parte."

Il problema era che tecnicamente avevano ragione. 

Non avevo capitale. Non conoscevo nessuno che contasse. Non avevo un padre con i contatti giusti. 

E in Italia il capitalismo è clientelare e la più alta percentuale di ricchi è già ricca da generazioni.

Poi ho fatto Innovaction Lab. Un percorso interuniversitario per startup. 

Lì ho conosciuto Gabriele, il mio attuale socio.

Abbiamo costruito un MVP. Convinto un VC a darci un mini pre-seed. E con quei soldi siamo partiti.

Ma i soldi da soli non bastano. Qualcuno doveva fare le cose.
Quindi le facevo tutte io.

Ads, Landing page, messaggi a freddo. Chiamate ai lead. Vendita. Supporto clienti. Project management.

Non perché fossi bravo in tutto. Perché non c'era nessun altro.

Avevo quello: tempo, fame, e un socio che sviluppava (e non solo) mentre io facevo tutto il resto.

Oggi siamo 50 persone. Fatturato a 7 cifre.

Ma sai qual è la cosa che nessuno ti dice? Che anche adesso, con i soldi, con il team, con il network, la regola è sempre la stessa.

Usa quello che hai.

Perché ci sarà sempre qualcosa che non hai. Sempre qualcuno con più risorse, più contatti, più esperienza.

La maggior parte delle persone aspetta di avere "tutto pronto" per partire.

Sono ancora lì che aspettano.

Usa quello che hai, anche se è la disperazione.

Ho passato i primi 4 anni in Voxloud, a lavorare 12 ore al giorno in un'azienda che non cresceva come doveva.

Poi ho cambiato terreno. Stesso impegno. Risultati 10x superiori.

Non ero diventato più bravo. 
Non lavoravo di più. 
Semplicemente, avevo smesso di annaffiare una pianta nel deserto.

Quella sensazione quando realizzi che stai spingendo un masso in salita mentre tutti gli altri hanno trovato la discesa.

Puoi curare una pianta ogni singolo giorno , annaffiarla, togliere le erbacce, spostarla verso il sole. 

Oppure puoi piantarla nel terreno giusto e lasciare che la natura faccia il suo lavoro.

Un seme nel posto giusto cresce da solo.

La vita funziona allo stesso modo.

Il progresso non dipende solo da quanto duramente lavori, ma da dove decidi di lavorare:

- Il target di clienti giusto vs. quello che ti prosciuga
- la ricerca del mercato in crescita vs. quello saturo
- Il team che ti potenzia vs. quello che ti frena
- Il modello di business scalabile vs. quello che richiede sempre più tempo

La domanda a volte non è: "Sto lavorando abbastanza?"

La domanda è: "Sto lavorando nel terreno giusto?"

Perché puoi essere il lavoratore più instancabile del mondo, ma se sei nel deserto, non crescerà mai nulla.

Dove sta meglio la tua energia in questo momento: spingere più forte o trapiantarti in un terreno migliore?

OpenAI ha appena cambiato il marketing per sempre…

O almeno così dicono i post acchiappa-like su LinkedIn.

La verità?

La maggior parte delle aziende che ci chiamano gestisce ancora i lead su Excel.

Non perché sono stupide.
Ma perché c’è un tempo di adozione per tutto.

Mentre tutti corrono dietro all’ultima novità AI, io ed i miei clienti in Voxloud  continuiamo a fare quello che funziona:

- richiamare i lead entro 60 secondi
- Tracciare ogni conversazione
- Dare ai venditori strumenti che usano DAVVERO

L’innovazione vera non è inseguire ogni trend.

È prendere tecnologia che funziona e applicarla ai problemi reali delle aziende.

Stick to the plan.
Continua a lavorare.

I risultati arrivano così, non con i post sensazionalistici.

Non tutti i soci sono uguali. E trovare quello giusto può cambiare tutto.

Questa è la mia visione personale, frutto di anni di esperienza e del mio modo di vivere il lavoro.

Non è la verità assoluta, ma ciò che per me funziona davvero.

Negli anni ho capito che non potrei mai avere come socio qualcuno “a metà”:
❌ chi ha un altro lavoro e fa impresa solo per hobby
❌ o chi è già tranquillo nella vita e non sente più la fame di vincere

Il socio giusto, per me, è diverso:
✅ ha fame, voglia di dimostrare, energia
✅ pensa al progetto anche di notte
✅ vive ogni piccolo risultato come una conquista enorme

E soprattutto, deve avere curiosità e voglia di crescere.
Leggere, studiare, farsi domande, migliorarsi sempre.

Ogni volta che ho iniziato qualcosa con chi non voleva imparare, il progetto è finito male.

Questa è la mia esperienza.

Ma sono curioso di sapere:
tu che tipo di socio (o co-fondatore) sceglieresti oggi?

Fino a quando non fatturi, anzi, incassi, dal primo cliente, non hai un'azienda, hai un progetto.

L'altro giorno parlavo con un fondatore di una startup che mi raccontava del suo "business".

Pitch deck da paura. Slide bellissime. Roadmap ambiziosa. Prodotto quasi pronto.

Gli chiedo: "Quanti clienti paganti hai?"

Silenzio.

"Beh, stiamo ancora validando il prodotto, poi partiremo con le vendite."

Ecco il problema.

Troppi imprenditori si perdono nella costruzione perfetta del prodotto, nel logo figo, nel sito responsive, nelle automazioni di marketing... e dimenticano la cosa più importante: qualcuno deve tirare fuori il portafoglio e pagarti.

Non servono mesi di sviluppo per capire se hai un'azienda.

Servono 5 chiamate a potenziali clienti.

Se dopo quelle chiamate nessuno ti dice "quanto costa?" o "quando posso iniziare?", non hai validato niente. Hai solo costruito qualcosa che piace a te.

Quando abbiamo lanciato Voxloud, il prodotto faceva schifo ai nostri occhi. Lo giuro.

Ma faceva una cosa fondamentale: risolveva un problema vero a persone disposte a pagare per risolverlo.

Il primo cliente ci ha pagato 5 euro al mese. Una miseria.

Ma quel giorno abbiamo smesso di avere un "progetto figo" e abbiamo iniziato ad avere un'azienda.

Perché quel cliente non ha comprato il prodotto perfetto. Ha comprato la soluzione al suo problema. 

E questo ha cambiato tutto.

Da quel momento ogni decisione è stata diversa: non più "cosa ci piace costruire" ma "cosa serve ai clienti per pagare di più e rimanere più a lungo".

Vedo troppi founder innamorati del proprio prodotto e zero interessati a vendere.

"Prima perfeziono, poi vendo."

Sbagliato.

Prima vendi (anche qualcosa di imperfetto), poi perfezioni sulla base di chi ti paga davvero.

Il mercato ti dirà sempre la verità. 
I tuoi amici ti diranno "figo, bellissimo progetto".

I soldi non mentono mai.

Raccontami la tua nei commenti. 
Voglio sapere quanti di voi hanno avuto il coraggio di vendere "imperfetto".

Al mercato non importa delle tue passioni.

Non perché sono interessanti in sé. 

Ma perché costruire un'azienda attorno a un bisogno reale è la cosa più appassionante che puoi fare.

Ma ci sono arrivato al contrario. 

Non ho trasformato la mia passione in business. 

Ho trasformato un bisogno di mercato nella mia passione (non ero di certo appassionato di Centralini telefonici a 24 anni 😁  )

Non so quante persone là fuori stanno ancora cercando di trasformare la loro passione in un'impresa invece di trovare un bisogno e costruirci sopra.

Ma so che la maggior parte delle startup falliscono proprio per questo: cuore al posto della testa.

Il mercato non si adatta a te. Sei tu che ti adatti al mercato.

O vinci tu. 

O vince qualcun altro che ha capito prima di te che la passione te la costruisci strada facendo.

Dopo 11 anni di azienda, ho capito una cosa: le persone non falliscono. 

Falliscono gli incastri.

C'è un momento preciso in cui lo capisci.

Non è quando arriva il primo ritardo. 
Non è quando salta la prima deadline. 
Non è nemmeno quando vedi quella faccia da lunedì mattina che dura tutta la settimana.

È quando ti rendi conto che quella persona, quella stessa persona che 2 anni fa era una macchina da guerra, adesso è bloccata. 

E tu non sai se è colpa sua, tua, o semplicemente del fatto che le cose cambiano.

Tutti ti dicono che fare l'imprenditore significa "guidare il team", "prendere decisioni difficili", "essere un leader". 
Bellissimo. Motivante. Da poster motivazionale su LinkedIn.

Poi un giorno ti trovi davanti a una scelta: tieni o molli?

E quella scelta non riguarda un numero su un foglio Excel. 
Riguarda una persona che conosci da anni. 
Che ha dato sangue per l'azienda quando serviva. 
Che ha risolto problemi che nessun altro voleva toccare.

Ma adesso? Adesso qualcosa si è rotto. E non sai nemmeno cosa.

Gli hai dato feedback. Gli hai dato progetti diversi. Gli hai dato tempo, supporto, coaching. Gli hai tolto pressione. Gli hai dato più responsabilità. Poi gliele hai tolte di nuovo.

Niente. Sempre la stessa storia.

E intanto gli altri iniziano a notare. Iniziano a coprire. Iniziano a stancarsi.

Ecco il pezzo che nessuno racconta: quando decidi di mandare via qualcuno, non stai solo prendendo una decisione su quella persona. Stai prendendo una decisione su tutte le altre.

Perché se la tieni troppo a lungo, perdi chi sta performando. Se la mandi via troppo presto, diventi quello spietato che "taglia teste".

E la cosa peggiore? Non c'è un numero magico. Non c'è una formula.

2 possibilità? Troppo poche. 5? Forse. 10? Probabilmente troppe. Dipende. Da cosa? Non lo so. Nessuno lo sa.

Ho 60 persone in azienda. Ho fatto decine di assunzioni. Ho dovuto mandare via gente che rispettavo profondamente.

E dopo 11 anni, sai cosa ho capito? Che continuerò a non dormirci la notte.

Perché la verità scomoda è questa: quando mandi via qualcuno, in un angolo della testa ti chiederai sempre se avresti potuto fare qualcosa di diverso.

E quando lo tieni troppo a lungo, ti chiederai se hai fatto un favore a lui o un danno a tutti gli altri.

Non esiste la risposta giusta. Esiste solo la meno sbagliata.

E quella, te la devi costruire ogni volta da zero.

Chiunque ti dica il contrario o non ha mai avuto dipendenti, o sta mentendo.

Nella tua carriera imprenditoriale, se fai bene le cose, troverai sulla tua strada vari personaggi e aziende:

- i copiatori seriali
- quelli che fanno spionaggio/mystery ogni volta che lanci campagne o prodotti nuovi
- gli hater seriali, ossia quelli che hanno incrociato la tua strada, volevano qualcosa da te e tu non gliel'hai data (semplicemente il 99% delle volte perché non ti interessava)

Se fai, attrai sempre chi non fa e rimane indietro.

Stessa cosa nelle relazioni personali.

Quando un amico ha successo, va celebrato, anche forse più di quanto lui celebra se stesso.

Se i tuoi amici non lo fanno per te/con te quando sei tu a dover essere celebrato, è tempo di rimuovere quegli amici dalla tua cerchia stretta.

(Se sei un po' sadico, tienili comunque a una distanza tale da farli rosicare, se vuoi 😁 anche se non te lo raccomando, portano mala vibra).

Si pensa che fare impresa riguardi solo numeri, grafici e codice, ma nella maggior parte dei casi la vera sfida è gestire la propria mente affinché non vada alla deriva 🤣

"Non so vendere, meglio assumere un venditore."

È la prima bugia che si raccontano gli imprenditori alle prime armi.

Ti svelo un segreto:

Nei primi mesi, TU vendi 10 volte meglio del miglior venditore sul mercato.

Non perché sei bravo.

Ma perché hai tre superpoteri che nessuno può replicare:

Superpotere #1: Sei ossessionato dal problema

Hai passato notti insonni a pensarci.
Hai costruito la soluzione pezzo per pezzo.
Quando parli, non reciti un copione.
Trasmetti ossessione pura.
I clienti lo sentono.

Superpotere #2: Parli la loro lingua (davvero)

Non hai studiato il mercato.
Lo hai vissuto.
Conosci ogni sfumatura, ogni frustrazione nascosta.
Mentre un venditore dice "capisco il suo problema"...
Tu dici "l'ho vissuto anche io, ecco come l'ho risolto".

Superpotere #3: Puoi promettere (e mantenere)

Cliente: "Ma può fare anche X?"
Venditore normale: "Devo chiedere al team..."
Tu: "Certo, lo implementiamo in 2 settimane."
E lo fai davvero.

Il paradosso mortale:

Assumere troppo presto è come dare le chiavi della Ferrari a uno che non sa guidare.

Succede questo:

→ Il venditore brancola nel buio senza direzione
→ Tu bruci capitale sperando che "impari strada facendo"
→ Perdi il controllo su cosa funziona davvero

Ma soprattutto...

Perdi l'oro nascosto nelle prime vendite.

Quelle prime 10 conversazioni non sono solo vendite.

Sono ricerche di mercato da 100K euro.

Ti dicono:

Chi compra davvero (spoiler: non è chi pensavi)
Quanto sono disposti a pagare (sempre più di quanto credi)
Quali parole usano (il tuo copy per i prossimi 2 anni)
Cosa li blocca (le obiezioni che nessuno ti aveva detto)

In Voxloud ho chiuso personalmente i primi 50 clienti.

Non perché sono un grande venditore.

Ma perché ogni "no" mi insegnava qualcosa.

Ogni "sì" validava un'ipotesi.

Ogni obiezione diventava un miglioramento al prodotto.

Se non riesci a vendere tu il tuo prodotto...

Il problema non sei tu che "non sai vendere".

Il problema è che forse non dovresti venderlo.

I primi clienti non li conquisti con le tecniche di vendita.

Li conquisti con la convinzione di chi ha vissuto il problema.

E quella, nessun venditore può fingerla.

Gli imprenditori mi chiedono sempre: "Ma come fai a sapere se lavorano davvero?"

Eccoti 3 processi semplici e implementabili da subito che il mio direttore vendite usa per gestire un team di vendita 100% da remoto (senza perdere il controllo)

1. Stand-up settimanali sui numeri

Zero caffè, zero chiacchiere.

Ogni venditore condivide:
- Cosa ha chiuso la settimana scorsa
- Su cosa si concentra questa settimana
- Dove ha bisogno di aiuto

Basta. Il resto è rumore.

2. Ogni call è registrata e analizzata per aiutare a fare coaching dei venditori.

Con l'AI di Voxloud trascrivo tutte le chiamate. Analizzo il sentiment, identifico i pattern.

Il coaching non si basa su "mi è sembrato che...", ma su dati reali.

So esattamente dove quel venditore perde la trattativa, quale obiezione non gestisce bene, quando è troppo aggressivo o troppo morbido.

3. Obiettivi pubblici e trasparenti

Ogni venditore vede i suoi target. E vede anche quelli degli altri.

La competizione sana funziona meglio di qualsiasi motivational speech.
Quando tutti sanno dove stanno andando, non serve che tu li spinga.

Il lavoro da remoto non è "fidarsi alla cieca".
È avere processi così solidi che il controllo diventa automatico.

Ecco cosa scommettere sui cavalli mi ha insegnato sul business 👇 

🐎 🐎 🐎 🐎 🐎 🐎 

Assolutamente nulla.

Domenica all'ippodromo. Tutti puntavano sul numero 3, il favorito.

Io, da vero imprenditore visionario, ho puntato sul 5.

Perché? Perché mi piaceva il nome. Strategia di marketing pura.

Il cavallo numero 5 ha vinto a corto muso.

Sono un genio? No. Ho avuto un culo assurdo.

P.S. Il video è stupendo. Urlo come se avessi vinto un milione. In realtà ho vinto abbastanza per pagarmi la cena.

Buon martedì, gente 🤣

Popolo di LinkedIn, aiutatemi a capire che figura sto cercando!

Devo fare una ricerca per Voxloud e sono un po' confuso sulla definizione del ruolo.

Io penso sia un Product Marketing Specialist, ma non ne sono sicurissimo.

Questa persona dovrà:

- Gestire la creazione di video e contenuti sul prodotto (quindi migliorare l'help center e renderlo multi-formato)
- Dare una mano nell'organizzazione dei webinar aziendali (per clienti e non)
- Aiutare nella gestione e creazione delle automazioni marketing (nel nostro CRM )
- Aiutare nella gestione delle Ottimizzazioni su sito e landing page (anche queste dentro il nostro CRM).
- Coordinare il programma referral
- Coordinare la raccolta delle recensioni e casi studio dei clienti (redatte dai nostri copywriter).

L'obiettivo principale è far conoscere meglio il prodotto.

Voi cosa ne pensate? 

Product Marketing Specialist è il titolo giusto o sto cercando qualcosa di diverso?

Quali competenze non dovrebbero mancare secondo voi?

Qualsiasi consiglio è ben accetto!

Tutti parlano di Agenti AI Vocali…

Ma dietro cosa c’è davvero?

In Voxloud abbiamo capito che non può esistere AI senza integrazione con i sistemi telefonico attuali (come il nostro centralino cloud).

Perché?

Uomo e macchina devono poter interagire.

Tra 10 anni non sarà così? Beh manca ancora un po’ per scoprirlo.

Vi invito a leggere il post di Gabriele, CTO di Voxloud.

Parliamone insieme.

CTO & COO | Cloud Telephony & VoIP Expert | Building Voxloud 100% remotely to €3M ARR

Tutti parlano di Voice AI. Nessuno parla di cosa succede quando l'AI deve passare la palla a un umano.

Nelle ultime tre settimane ho ricevuto una valanga di chiamate da imprenditori che stanno esplorando la Voice AI. Tutti entusiasti, tutti convinti di aver trovato la soluzione per automatizzare la qualifica dei lead.

E va benissimo. Il fermento c'è, l'opportunità è pazzesca.

Ma poi arriva sempre quel momento in cui mi fanno la stessa domanda: "Ok, ma se un cliente ha un'emergenza e serve parlare con una persona vera, come funziona?"

Ed è lì che casca l'asino.

Perché la Voice AI da sola non risolve niente se poi non si integra con il tuo sistema legacy. Se non parla con il tuo centralino. Se non sa quando passare la chiamata a un umano nel modo giusto, al momento giusto.

Prendiamo l'esempio classico: un idraulico riceve 50 chiamate al giorno. La Voice AI filtra, qualifica, gestisce le prime domande. Perfetto. Ma quella chiamata alle 23:00 per l'allagamento in cantina? Quella deve arrivare dritta al telefono del titolare. Senza passaggi macchinosi. Senza che il cliente debba ripetere tutto da capo a un operatore umano.

E qui sta il punto.

Vedo decine di operatori che si stanno buttando sulla Voice AI senza avere la minima idea di come funzionano le telecomunicazioni aziendali. Pensano che basti mettere su un bot e il gioco è fatto.

La verità è che l'AI sblocca il suo vero potenziale solo quando si integra in modo trasparente nei flussi che esistono già. Quando non è un corpo estraneo, ma parte del sistema.

In Voxloud ci lavoriamo da anni. Non abbiamo incollato pezzi con Zapier o API esterne che si rompono ogni due giorni. Abbiamo costruito l'integrazione dall'origine. Voce, chat, social, AI. Tutto nativo. Tutto che parla la stessa lingua.

E questa, secondo me, sarà la nostra fortuna nei prossimi anni. Mentre altri correranno dietro al trend del momento, noi avremo già le fondamenta solide.

Tu come hai risolto il passaggio tra AI e operatore umano nella tua azienda?

Lemons.ge

Chief Executive Officer

Director of Real Estate Department

Head of Sales Department

Sales Manager

Lemons Group

CEO at Lemons.ge | 🫡 Dedicated to Management, Leadership, Real Estate, Sales, and Self-Motivation | Sharing Insights and Inspiration for Personal and Professional Growth | Let's Learn and Grow Together!🚀

I help leaders build companies that scale without chaos.

Over the past 6+ years, I’ve worked across leadership, culture, and sales to grow people, profits, and performance, without burning them out.

At Lemons.ge, we delivered 16+ completed projects (300k m²) and scaled to 23 active buildings and 20 in pipeline. I learned the hard way: growth dies when clarity, systems, and culture are missing.

That’s why today I focus on three levers:

Leadership rhythms that create trust

Cultures that deliver results without burnout

Systems that turn vision into execution

I share timeless lessons, frameworks, and real-world stories here on LinkedIn to help CEOs scale smarter.

Dachi Dyer Pavliashvili 📢

7 micro-actions that make people abandon your team

(And you don’t know why they disappeared)

People don’t suddenly quit companies.
They slowly abandon teams that make them feel unseen.

➔ You reply with hearts, not words.
- You think it’s polite.
They think you don’t care enough to engage.

➔ You “drop quick updates” instead of context.
- You call it efficiency.
They feel left out of the bigger picture.

➔ You delegate tasks without explaining the why.
- You think you’re being clear.
They think they’re just tools, not teammates.

➔ You praise people only in public.
- You think it boosts morale.
They think gratitude needs an audience.

➔ You stop joking first.
- You think you’re being professional.
They feel the warmth leave the room.

➔ You share news in group chats, not in person.
- You call it transparency.
They call it distance.

➔ You answer late, but scroll early.
- You think you’re just busy.
They think they’ve slipped off your radar.


Abandonment isn’t rebellion, it’s exhaustion.
It’s what happens when care turns transactional.

Which of these micro-actions have you seen most often?

See you soon!


⸻

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Dachi Dyer Pavliashvili

(2) Feed | LinkedIn

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CEO at Lemons.ge | I help leaders grow people, profits, and performance that last.

You must have noticed it by now.

In most teams, initiative doesn’t die from lack of ideas
- it dies because it’s tied to permission.

People wait.
“For approval.”
“For a green light.”
For someone higher up to say, “Go.”

I’ve seen the cost:
slow decisions, 
timid thinking, 
and good people who stop trying 
because asking feels harder than acting.

Here’s the simple truth:

If initiative requires permission, 
- you’ll only get the safest ideas.

If initiative is enabled by guardrails, 
- you’ll get speed and responsibility.

What worked for me (steal this):

1. Define the lane, not every turn.
➜ Set 3 guardrails: 
⤷ budget limit, risk boundary, customer impact. 
⤷ If it fits - ship.

2. Write decision rights.
➜ Who decides? For what? Up to which limit? 
⤷ Gray zones kill momentum.

3. Use the 1-1-1 Rule.
➜ One owner, one outcome, one deadline.
⤷ If you can’t name them in 10 seconds, it’s not ready.

4. Default to “yes, unless.”
➜ “Yes, unless it breaks a guardrail.” 
⤷ Make no the exception you explain, 
not the habit you repeat.

5. Close the loop fast.
➜ After action, share: 
⤷ what we tried, what happened, what we’ll change. 
⤷ Learning beats blaming.

Replace permission with clarity + consequences.
People don’t need a louder boss. 
They need a clearer runway.

Where does initiative still wait for permission in your team?
and which guardrail would free it this week?

See you soon!

___

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Many new leaders I meet 

have one little pain:

they are not included in their team chats.

I didn’t pay attention to that at first.
But then I realized how hard it is for a manager.

Because in this case, you start thinking:

the team talks about you,
the team doesn’t trust you,
the team has something to hide,
the team plans something against you.

You start to filter every sentence and every word 
because of fear.

But listen, my dear,

it’s not necessary to be a bad leader
for your team to have a chat without you.

Because when the team has a chat without you,
they have space
a space without any filter,
where they share their thoughts.

It’s a space where the team can breathe without pressure,
where they say dumb things, joke, vent, and reset.

It’s normal.
Not only that,
it’s important for the team.

Don’t do anything against that, mate.

Because the more you try,
the more your team loses trust in you.

Do you agree?

See you soon!


____

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If I could start again,

I’d build my leadership on these 7 defaults.

99% of new leaders don’t fail from lack of talent.
They fail from lack of design.

They lead by reaction, not intention.
By noice, not clarity.
And that’s why teams stay busy, not better.

7 most valuable lessons 
New leaders need to win in 2026:

1. Draw the edges, not the map.
2. One owner, one outcome, one date.
3. Treat focus like a product feature.
4. Feedback is microdoses, not marathons.
5. End meeting with actions, not vibes.
6. Make “YES” expensive.
7. Show impact, not just targets.

Clarity scales faster than charisma.
And design beats motivation, every time!

Which one would change your team first?

See you soon!

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7 most valuable lessons new leaders need.

I’ve met a lot of leaders who think 

“high performance” means everything’s fine.

They see results.
They see numbers.
They see smiles in meetings.

But what they don’t see are 
the tired eyes after the call.

The silence in team chats.
The weekends that feel like recovery, not rest.

So if someone says great performance equals success, 
it’s absolute nonsense.

Because it’s not success without well-being.
It’s collapse, slow, quiet, 
and already on its way to your door.

The solution is simple:
CARE before they crash.

Ask less “how much did we do?”
and more “how are we doing?”

Because the truth is,
teams don’t need louder goals
they need leaders who notice when people are fading.

Do you agree?

See you soon!

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Every micromanager was once a good person

who got scared.

Scared of being let down.
Scared of things breaking.
Scared of silence that might turn into failure.

So they started checking, correcting, re-doing.
And called it “leadership.”

But here’s the truth,
control doesn’t protect you.
It just keeps you stuck.

Real leadership begins the moment you let go,
when you finally trust that clarity and people
can do what fear never could.

The day you stop managing everything
is the day everything starts moving again.

Do you agree?

See you soon!

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10 Steps to Leave Your Micromanager Suit

I hated when my manager gave me feedback.

It almost ended my career.

And when I became a leader,
I realized I wasn’t that wrong.

It wasn’t me who couldn’t take feedback,
it was my manager who gave it the wrong way.

Because most leaders give feedback
by focusing on what went wrong in the past.

And no one f***ing loves that.
Of course, including me.

So I started being the kind of leader
I’d love to have had before.

And I stopped giving feedback.

I started giving feedforward,
focusing on what we can do better next time.

It changed everything.

The team started shining.
Everyone wanted to be included.
Everyone started sharing their needs.
Some even began telling me what went wrong,
just to hear how it could go better.

Yes, it’s that important.
People don’t need you for the past - it hurts.
They need a leader for a better future.

Do you agree?

See you soon!

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There were days I’d open my laptop

and 10 people were already waiting 
for “a quick decision.”

Half of them already knew the answer.
The other half just wanted to be safe if it went wrong.

And honestly, I got it.

I used to be that person too.
Waiting for permission.
Avoiding mistakes.

But at some point, 
I realized something simple:

when everyone waits for your decision,
you’re not leading, you’re babysitting.

Back then, 
I thought leadership meant answering faster.

Now I know 
it means teaching people to decide without you.

So I stopped giving instant answers.
Instead, I started asking:

“What do you think we should do?”

That one question changed everything.

Do you agree?

See you soon!


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Most of the leaders I meet 

think leadership breaks you in public but 

no one told them it actually breaks you in private.

You smile.
You show up calm.
You say, “I’m good.”

But inside? 

You’re replaying every word, every silence,
every look from your team.

It’s not burnout 
- it’s pressure fatigue.

You’re managing 

emotions, 
expectations, 
your own fear of failing 

ALL AT ONCE.

And I’ve seen this too many times, mate.

Brilliant new leaders holding it together on the outside
while quietly falling apart inside.

They don’t fail because they’re unskilled.
They fail because they run out of emotional battery.

Here’s how to protect it:

1. End your day with a truth check
- Ask yourself if your calm was real or rehearsed today.

2. Build one person you can be real with
- Find someone who reminds you who you are, not your title.

3. Share pressure early, not after breaking
- Talk before you crash, silence turns stress into shame.

4. Don’t chase being liked, be clear
- Respect outlasts approval. 
Clarity feels colder but earns trust.

5. Take 10 silent minutes before big meetings
- Stillness sharpens your tone,
calm energy always leads better.

6. Stop trying to fix every emotion
- You can guide people without carrying their chaos.

7. End weeks with gratitude, not goals
- Gratitude resets your mind, 
reminds you why you lead.

8. Set emotional boundaries early
- You can care deeply without being drained daily.

9. Ask for feedback before you think you need it
- It keeps your ego light and your growth alive.

Leadership doesn’t collapse from failure.
It collapses from pretending.

Be honest early, mate
- that’s how you stay whole, calm, and human.

Which of these 9 habits do you need most right now?

See you soon!

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The most overused leadership advice is
 
“lead by example.”

It’s not enough, 
and sometimes it’s a trap.

We all know the story: 

the boss stays late, 
answers messages at midnight, 
jumps into every task.

People clap… then copy the behavior.

- Quality drops. 
- Autonomy dies.
- Burnout spreads. 

Leading by example is visible.
But leadership that lasts is invisible: 
- the systems you build.

I’d rather a leader who:

- makes focus the default 
(clear priorities, fewer goals)

- makes feedback easy 
(short loops, simple rituals)

- makes accountability obvious 
(owners, deadlines, outcomes)

- makes rest normal 
(no-meeting blocks, weekend boundaries)

When the system is right, 
people don’t need your shadow to perform.
They have clarity without you standing there.

That’s real leadership: 
not “watch me,” 
but “this works even when I’m not here.”

“Lead by example” is about you.
“Lead by systems” is about everyone.

If you stepped away for 30 days, 
would your team run on habits or on heroics?

See you soon!

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Motivation doesn’t come from slogans.

It comes from sentences that make people feel 
trusted, seen and safe to move.

These lines don’t sound motivational,
but they change how people show up.

They replace fear with ownership.
Mistakes with momentum.
Silence with honesty.

If your leader talks like this, 
stay close.

If you talk like this, 
your team already believes in you.

Which line hits you hardest today?

See you soon!


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Every leader carries a private collection

of cringe moments we call “learning.”

The “quick sync” 
that hijacked everyone’s afternoon.

The “motivational talk” 
that made someone update their CV.

The “open feedback” session 
where only silence showed up.

The “mentorship” that was just… 
micromanagement with nice branding.

But my dear friend,
maybe you’re living through those cringe 
moments right now.

It’s OK.
We’ve all been there 
- every single leader.

And those moments don’t make you a bad leader.
They make you a real one.

Because leadership isn’t a highlight reel,
it’s a blooper collection that slowly turns into wisdom.

The day you can laugh at your old leadership self,
that’s the day you’ve actually grown.

Do you agree?

See you soon!

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You can’t fix burnout with pizza and pep talks.

Because 

it’s never about too much work.
It’s never about rigid deadlines.
It’s not that they lack skills.
It’s not that they’re lazy.

And it’s definitely not hunger.

People burn out for one simple reason,
too little meaning.

They show up every day.
They deliver. 
They smile.

But inside, 
they’re running on fumes.

Because no matter how smart or skilled someone is,
if they don’t see why their work matters,

eventually, 
they stop caring how well they do it.

Leaders keep chasing performance metrics,

but the truth is simple:
meaning outperforms motivation - every time.

Do you agree?

See you soon!

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It’s not 2025 BC to have

A “close your eyes and do it” culture.

It’s actually the easiest way to start chaos.
It’s the anthem of every burned-out team.

No context. 
No clarity.

Just noise pretending to be progress.

I’ve seen it.
People rush to “get it done,” not “get it right.”
Work moves faster but meaning disappears.

You can feel it in the room:

Everyone’s moving, but no one’s aligned.
Deadlines hit, but no one’s proud.

That’s what the “close your eyes” culture does.
It trades clarity for adrenaline.

Truth is,

Speed without direction is just motion.
And motion without meaning is
Burnout with better branding.

Instead:

Open your eyes.
Take a breath before you act.
Ask the only question that matters:
“What are we actually trying to change”

Once that’s clear, speed becomes power.
Teams click.
Decisions make sense.
Work starts to feel right again.

Because leadership isn’t about yelling “go”
It’s about helping people see where they’re going.

Do you agree?

See you soon!


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Sometimes, new standards come in

and totally shake up the old ways we’re used to.

It’s like showing up to a marathon in flip-flops.
Feels weird at first, right?

But honestly,
change isn’t just about breaking stuff
it’s about making something better,
even if it’s uncomfortable.

The tricky part?
Figuring out how to go with the flow
when your old process no longer works.

My tip is:
- Keep an open mind.
- Look for small wins.
- Be a little flexible.

Sometimes just a tiny change makes all the difference.

That’s how you turn a clash into a chance to grow.

What’s one small change you can make today to adapt?

Someone has to say this. 

It’s easy to inspire when
 
targets are hit, 
clients are happy, 
everyone’s posting wins on Slack. 

But leadership isn’t proven when things work 
it’s proven when they don’t. 

When your best employee is burning out. 
When a big deal collapses at the last minute. 
When morale drops and silence fills the room. 

That’s when titles stop mattering. 

And character starts leading. 

Here’s what I learned the hard way: 
True leadership shows up when pressure replaces praise. 
It’s not about having answers 
it’s about holding calm long enough for others to find theirs. 

A simple rule that saved me: 
Before reacting, stabilize the room. 

→ Breathe before you speak. 
→ Ask before you assume. 
→ Listen before you lead. 

You can’t control the storm 
but you can control the weather inside your team. 

Do you agree?

See you soon!

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We don’t lose teams to burnout.

We lose them to “Kindness Debt.”

Hard truths get delayed.
Standards blur.
Trust leaks.

Leaders call it “being nice.”
Teams feel it as confusion, drift, and quiet resentment.

What is “kindness debt?”

It’s the cost of avoiding honest feedback, 
clear standards, and timely decisions.

The interest compounds fast:

⮕ Slow hires become bad hires
⮕ “Temporary” exceptions become policy
⮕ Quiet underperformance rewrites the norm

Pay it down - this week:

Say the hard thing, early
⇢ Clear now beats kind later.

Separate person from pattern
⇢“You’re valued; this behavior isn’t.”

Put standards in writing
⇢ Simple. Public. Measurable.

Time-box second chances
⇢ 30 days. Clear milestones.

Praise in public, correct in private
⇢ Safety with standards.

Leadership truth: 
Real care is clarity with consequences.
Avoidance feels kind. It isn’t.

If you lead people, you owe them honesty.
That’s how performance rises and culture strengthens.

What piece of Kindness Debt will you clear today?

See you soon!


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You go home tired.

But not proud

That’s how burnout starts.

Every day feels like 100 little interruptions.
Slack, calls, ping, “quick updates.”

You start something meaningful….
And lose it in noise.

You leave busy, not fulfilled.
Scattered everywhere, effective nowhere.

It’s not the hours that drain you
- it’s never really arriving anywhere.

People don’t crave lighter workloads,
But cleaner minds.

Focus isn’t discipline,
Focus is design.

Instead great leaders do this:

- Make priorities visible, not secret.
- Protect quiet time like it’s gold.
- Teach people it’s OK to log off.
- Cut meeting that add nothing.

Because calm teams don’t move slower,
They move smarter.

Work doesn’t need to sound like noise to matter.
Real performance feels peaceful!!

Do you agree?

See you soon!

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Most teams don’t lack effort.

They lack permission speed.

Work doesn’t stall in meetings.
It stalls in waiting.
Waiting for answers.
Waiting for context.
Waiting for you.

That delay turns smart people into Slack statues.
Decision latency is the real burnout.

10 defaults that kill the wait:

1. Weekly North Star 
- one goal, no drift

2. Single Owner 
- clear owner, clear motion

3. Decision Log 
- why / what / when, public

4. 2-Minute Feedback 
- tiny loops, fast fixes

5. Weekly Office Hours 
- questions have a home

6. Team Focus Blocks 
- protected deep work time

7. 80% Ship Rule 
- ship, learn, improve

8. Escalation Ladder 
- peer → owner → you

9. Comms Defaults 
- DM quick; docs context

10. No-Doc, No-Meeting 
- brief first, or cancel

This is team culture you can touch.
Owners, not ghosts.
Briefs, not surprises.
Decisions, not debates.
When the rules are clear, execution gets calm.
Calm is fast.

Which default will you install today?

See you soon!

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